Grande mostra permanente di arte, artisti ed espressioni artistiche, nessuna esclusa

Scheda dell'Opera:

"Ante-inquietudine d’anime in post-sentenza"

 

Dimensioni: 50x70

Supporto: tela

Tecnica: olio

 

 

Recensione di: Flavio De Gregorio

La confusione spettrale, categorizzata da linee frammentate ed aree sanguigne ridefinisce la scenografica risposta che l’essere umano promuove col dubbio ma ne assorbe l’interezza esistenzialista per la possibile redenzione dopo il giudizio. Un groviglio naturalistico in tutte le sue fasi dona al dipinto la valenza espressiva che le figure immaginarie esaltano dalle profondità azzurrine tracciate in segno di salvezza e al centro, sopra il volto di Cristo splendide forme di volti, di un incarnato assorbito dalla luce divina comunicano l’abbandono delle anime a Dio.

Flavio De Gregorio

 

Recensione di: Flavio De Gregorio

Salvatore Gerbino è un poeta e pittore accademico surrealista e tradizionale. Nasce a Caltagirone nel 1958, dove tuttora vive e opera Tel. 0933 23009 Cell. 338 7322257 s_gerbino@virgilio.it

www.salvatoregerbino.it http://sfepgerbino.webartgallery.it

L’artista divide la sua vita tra famiglia, lavoro, pittura, poesia, fotografia e teatro.

Nel 2019 l’artista Salvatore Gerbino è entrato a far parte dell’Accademia Santa Sara la cui presidenza gli ha conferito l’onorificenza per meriti artistici. Salvatore Gerbino espone in Italia e all’estero e ha conseguito numerosi riconoscimenti durante la sua lunga attività artistica. Notizie a riguardo possono essere fornite attraverso i sopra citati siti e social network.

“In questo dipinto realizzato dall’artista Gerbino Salvatore si susseguono una serie di elementi iconografici capaci di dare vita ad un artista ancora all’epoca in erba ma che aveva già molto da comunicare. La confusione spettrale, categorizzata da linee frammentate ed aree sanguigne ridefinisce la scenografica risposta che l’essere umano promuove col dubbio ma ne assorbe l’interezza esistenzialista per la possibile redenzione dopo il giudizio. Un groviglio naturalistico in tutte le sue fasi dona al dipinto la valenza espressiva che le figure immaginarie esaltano dalle profondità azzurrine tracciate in segno di salvezza e al centro, sopra il volto di Cristo splendide forme di volti, di un incarnato assorbito dalla luce divina comunicano l’abbandono delle anime a Dio. Nelle opere di Gerbino Salvatore, il sentimento viene ad essere costellato da tracce vuote di essenza interiorizzata nel tempo, secondo cui, ora gli elementi che prima erano spogli e radi assumono maggior volume sia nell’interezza compositiva che in ogni singolo elemento visuale attinente all’iconografia del soggetto”.

Flavio De Gregorio, Cavaliere della Repubblica, critico e storico dell’arte, presidente dell’Associazione artistica e culturale “Accademia Santa Sara” – Alessandria

 

Recensione di: Gianna Pagani Paolino

Indubbiamente l’epoca in cui si vive, intessuta tutta di quel subdolo malessere allo stato larvale che si avverte inconsciamente e che si traduce in un senso di incertezza e di insicurezza, così profondamente, da soffocare l’impulso più vitale del “vivere”, proietta la coscienza verso la dimensione dell’irrazionale, dove la mente può penetrare in virtù di una lucida veglia, per pescare in quella capillarità fragile di immagini, che permettono di ricostruire in simbolica rappresentazione la flora inesplorata dell’io profondo. Consideriamo ciò considerando la Pittura di Salvatore Gerbino, un giovane artista di Caltagirone, che rifugge da un linguaggio di facile prensione, per farsi interprete delle inquietudini dell’umanità.

L’Artista che vive nell’orizzonte del suo tempo-limite non può sfuggire agli stimoli e ai contenuti dell’attuale. Ma in Gerbino c’è di più; oltre agli spunti analitici di carattere psico-sociologico, che costituiscono, per così dire, la superficie, la crosta della sua pittura, c’è una esigenza di carattere psico-culturale, che ci immette in uno spazio intimo, in cui il dramma dell’uomo si accoppia a una tensione di ricerca intellettualistica, per cui arte e cultura costituiscono i simboli della più autentica dimensione umanitaria.

Per gli artisti, come il Gerbino, di un certo impegno, la pittura diviene un mezzo eloquente per coinvolgere il fruitore non solo sul piano pittorico, ma anche e soprattutto sul piano culturale. La pittura, allora, non è più solo una esigenza di carattere estetico-formale, ma è qualcosa di più intimo; di più capillare, che viene a coesistere nella struttura organica e intellettiva dell’io artistico e, quindi, ad amalgamarsi e a plasmarsi alla segreta vitalità dell’artista.

Il Gerbino ci immette in una atmosfera surreale, dove il dramma umano si dilata nella eco premonitrice di una tensione sismica. Un paesaggio lunare, lontano, risucchiato nell’abissale caos atemporale, costituito da strutture di vegetali: l’albero privo di foglie, libera dal fondo dei cieli una germinazione di figure indefinibili: membra umane; labbra; volti disfatti dal dolore: simboli, questi, della solitudine; della sofferenza; calvari segnati dal dolore, nel lungo cammino dell’umanità. Sono tele dense di “pathos”, trasudanti la drammaticità esistenziale “ab aeterno”, nella quale si intrecciano i contenuti della realtà attuale: intime contorsioni di rami che rendono l’“io” vulnerabile, coinvolto nel viluppo di alienanti imprevedibilità

Gianna Pagani Paolino, critico d’arte – Roma